Rischio impatto con volatili (1/3)

Gli uccelli sono ovunque in Europa. Ciò significa che il rischio di collisione con un uccello durante il volo è sempre latente. Le statistiche mostrano che il rischio di bird strike è maggiore negli aeroporti e alle basse quote. Tuttavia, dimostrano anche che il rischio di collisione con un uccello varia notevolmente da stagione a stagione e da regione a regione. A causa della diversa vegetazione, della vicinanza ai corpi idrici, alle montagne, ecc. nelle aree intorno agli aeroporti vivono diverse specie di uccelli. In estate, ad esempio, il numero di birdstrike è più alto perché i giovani uccelli nati in primavera volano via e, oltre a non avere dimestichezza con il volo, sono anche inconsapevoli dei pericoli associati al volo. Inoltre, in estate il volume di traffico è maggiore, il che aumenta il rischio di collisione con un uccello.

L’impatto con volatili («bird strike») è un problema serio che non si presenta soltanto nell’aviazione commerciale, settore in cui le conseguenze finanziarie sono talvolta elevate. Il «bird strike» riguarda anche l’aviazione generale, sebbene in misura minore. Molti piloti non sono consapevoli che una collisione con un uccello può comportare gravi danni, analogamente allo scontro con un drone. In termini puramente statistici, in Svizzera si verifica un «bird strike» ogni due giorni. In un primo contributo, intendiamo affrontare gli interrogativi sorti a seguito dell’impatto di un PC-21 delle Forze aeree con dei volatili, fornendo le risposte degli esperti delle stesse Forze aeree. Come funziona il cervello di un rapace in caso di esposizione a un pericolo? Può succedere che il volatile si orienti con la fonte di luce (in natura il sole) e si diriga verso di essa?

«Si può osservare che l’intensità di reazione degli uccelli aumenta con la graduale diminuzione della distanza dalla fonte di luce. Tuttavia, le reazioni dei volatili possono variare notevolmente, andando dall’assenza di reazioni o reazioni relativamente lievi come uno stato di leggera inquietudine, all’avvertimento, all’alzarsi in volo, alla discesa in picchiata o alla fuga in preda al panico, fino all’attacco dell’oggetto volante. Questo comportamento aggressivo viene osservato spesso, ma non esclusivamente, nei rapaci. La seguente citazione è tratta dalla collana Umwelt n. 344; Natur und Landschaft; Einfluss des Flugverkehrs auf die Avifauna; Literaturstudie der Vogelwarte Sempach (non disponibile in italiano); pag. 51: «I falchi pescatori hanno volato verso gli aerei da combattimento,
prima ancora che gli osservatori potessero sentirli (Trimper et al. 1998). Tale comportamento è stato interpretato come un aumento dell’allerta e della tensione. Nei rapaci, in diversi casi è stato osservato un comportamento aggressivo nei confronti degli aeromobili. Durante i censimenti, i falchi pellegrini, i girifalchi, le aquile di mare testabianca e i falchi pescatori hanno attaccato direttamente gli elicotteri (White & Sherrod 1973, Carrier & Melquist 1976, Craig & Craig 1984). Durante il periodo della cova, i rapaci effettuano finti attacchi e attaccano piccoli aerei, elicotteri, alianti, deltaplani e parapendii (Bruderer 1978, Kirst 1989, Watson 1993, Georgii et al. 1994). I chiurli maggiori si sono scagliati sugli aeromodelli nei loro territori di cova (Boschert 1993).»

Sembra che in questo comportamento aggressivo sia meno rilevante la fonte di luce che l’oggetto volante stesso, che viene considerato come un pericolo e provoca una reazione da combattimento. Queste conoscenze in merito al possibile comportamento aggressivo e/o ostinato di alcune specie di uccelli devono essere tenute in considerazione dai piloti nelle fasi di decollo e atterraggio. Naturalmente anche la stagione in corso ha un ruolo decisivo, quando gli inesperti giovani uccelli sono in movimento (ad es. poiane comuni: deposizione delle uova – involo: da metà marzo a metà agosto). Tuttavia, ha un peso rilevante anche l’effetto abitudine che si instaura nel tempo e che va a nostro vantaggio. Per concludere, citiamo ancora una volta un passaggio dello studio summenzionato: «I voli regolari dal punto di vista spaziale e temporale, già dopo poco tempo, creano l’effetto abitudine (ad es. Busnel 1978, Smit & Visser 1993, Kempf & Hüppop 1998). L’abitudine è un processo di apprendimento che si manifesta nella diminuzione dell’intensità della reazione.»

Ing. dipl. PF Amilcare Santino Foglia
Responsabile Territorio e ambiente MAA


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